Filetti di triglia gratinati

Triglia gratinata

Uno dei pesci più gustosi valorizzato da sapori semplici e ben abbinati. Temete le lische della triglia? Scoprite perché non dovreste.

Ingredienti per 4 persone:

  • 12 triglie di fango medio/piccole
  • 1 hg pan grattato
  • 1 mazzetto di prezzemolo
  • 1 spicchio d’aglio
  • qb sale
  • qb pepe
  • qb olio
  • 1 pomodoro grande

Procedimento:

  1. Pulire il pomodoro dalla polpa liquida e dai semi, tagliarlo a cubetti piccoli e lasciar riposare in ciotola mentre preparate il piatto.
  2. Sfilettare le triglie e disporle su una teglia con carta da forno.
  3. Nel mixer frullare il pane con l’aglio ed il prezzemolo, aggiungere sale pepe ed in ultimo olio fino a quando l’impasto non risulta omogeneo.
  4. Ricoprire i filetti di triglia con l’impasto e cuocere in forno a 200°C per 10/15 minuti fino a quando il gratin non forma una crosta croccante.
  5. Scolare i cubetti di pomodoro che avranno nel frattempo perso acqua ed impiattare i filetti ricoprendoli con il pomodoro.

La triglia è uno dei pesci con più lische? Sì, e allora?

Se per sfilettare intendete o credete di poter togliere le lische da una triglia, vi faccio i miei migliori auguri. Considerate però che la triglia è piena di lische che non potrete mai pulire del tutto. È però anche molto buona: se vuoi assaporarne la carne delicata e saporita devi anche accettare le sue lische. Yin e yang inseparabili.

Non riuscite neanche a pensare di mangiare una lisca? Abbandonate la lettura e fatevi un gustosissimo piatto di bastoncini findus o l’ennesima tagliata di tonno.

Amate veramente il pesce? Vi invito a continuare la lettura e ad amare anche le lische quando ne vale la pena.

Proprio quando ho acquistato le triglie usate in questa ricetta, la pescivendola Jessica, con alle spalle una dinastia di pescivendoli a Cesenatico, mi raccontava come in casa sua da bambina quando provava a lamentarsi di aver trovato una lisca il padre la obbligava a mangiarla. Forse un padre un po’ rigido, ma il concetto che insegna è chiaro: se mangi pesce, mangi anche le lische. Il cibo è un oggetto meraviglioso e complesso, fatto di difetti, imperfezioni ed eccellenze mescolate, non parliamo di scatole di tonno tutte uguali.

Ma la lisca non è solo un male necessario, è anche in tanti casi un male minore se non inesistente. Pensate a tutti i pesciolini di paranza che vengono mangiati interi, rimanendo sull’offerta dell’adriatico: alici, zanchetti, le trigliette appunto. Una volta cotte le lische piccole quasi non si sentono fra i denti, magari potrete sperimentare qualche fastidiosa puntura sulla lingua, ma non sono mai pericolose o dolorose. Suvvia, se siete gourmet sapete benissimo che un piccolo sforzo per un grande risultato è accettabilissimo.

Vi assicuro che le piccole lische che rimarranno dalla sfilettatura dopo la cottura al forno saranno invisibili o comunque quasi impercettibili.

Se amate le triglie, allora accettate le lische senza problemi, non precludetevi uno dei migliori pesci dell’adriatico solo per qualche lisca.

In ultimo consentitemi un breve messaggio pubblicitario. Se passate da Cesenatico vi consiglio di comprare il pesce da Jessica: freschissimo, ottimo e Jessica è sempre pronta a pulirvelo — anche se con qualche lisca se si tratta di triglie 😉

Filiberto

Cuoco non professionista, lo fa per passione e non per denaro. Ama viaggiare in paesi anche lontani e tornare a casa con un libro di ricette locali, crede che la cucina sia parte integrante della cultura.

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